L’abituale attenzione all’attualità e il giusto riconoscimento al cinema d’autore nei premi della Berlinale nella prima edizione post-covid

Carla Simón alla premiazione del 72. Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
Della serie un colpo al cerchio e uno alla botte: come spesso accade anche nei grandi festival, la giuria presieduta da Shyamalan premia Alcàrras con l’orso d’oro e The Novelist’s Film con l’orso d’argento, gran premio della giuria. Come dire il giusto riconoscimento ad un’opera di protesta politica (come è capitato qualche anno fa proprio qui a Berlino con Fuocoammare1 di Francesco Rosi) e ad un film d’autore. Sia chiaro: Alcarràs non è affatto un brutto film (qui la nostra recensione), ma siamo decisamente su un altro pianeta, come sensibilità, coraggio e rigore formale, rispetto all’orso d’oro dell’anno passato.
Il premio della giuria invece è andato a Robe of Gems di Natalia López Gallardo, mentre il premio per la migliore regìa è stato assegnato a Claire Denis per Avec amour et acharnement. Meltem Kaptan è stata premiata per la sua interpretazione in Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush mentre il premio per la migliore interpretazione secondaria è andato a Laura Basuki in Nana. Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush vince anche il premio per la migliore sceneggiatura di Laila Stieler. Il premio per il miglior contributo artistico è andato a Rithy Panh e Sarit Mang per Everything Will Be Ok. Infine la menzione speciale è andata allo svizzero Drii Winter di Michael Koch.
I premi FIPRESCI sono andati a Leonora addio di Paolo Taviani nella selezione dei film in concorso, a Bettina di Lutz Pehnert per i film nella sezione Panorama, a Super Natural di Jorge Jacome per la sezione Forum e a Coma di Bertrand Bonello nella sezione Encounters.