Lo schema del villaggio

di | 15/04/2018

Tre mondi agli antipodi, tre modi differenti di interrogarsi sull’esistenza e i suoi perché

Una scena di "De cendres et de braises" di Manon Ott.

Una scena di “De cendres et de braises” di Manon Ott.

Il rapporto tra comunità e insediamenti, e di come si influenzano a vicenda, è un tema ricorrente nelle varie sezioni della edizione 2018 di Visions du Réel, dalla competizione internazionale alla nuova sezione Burning Lights.

Salito alla ribalta internazionale al momento dell’accensione dell’acceleratore LHC e dei presunti rischi di creazione di buchi neri che avrebbero distrutto il pianeta, e poi per la scoperta della “particella di Dio” che ha anche fruttato un premio Nobel, il CERN è stato protagonista di molti documentari e perfino di film di successo come “Angeli e demoni”. Tanto interesse risiede probabilmente nell’unione tra il fascino suscitato da quelle strutture tecnologiche, di grande complessità e i cui scopi ultimi rimangono in gran parte misteriosi per gli estranei, e la comunità di scienziati e tecnici che l’ha costruita, persone mosse da motivazioni e sogni anch’essi in fondo alquanto misteriosi. Lo sguardo oscilla costantenemente tra la superficie con i suoi uffici e i caffè, e i cunicoli e i tubi sotterranei, tra i caldi toni delle discussioni tra scienziati e i suoni di basse frequenze delle caverne sperimentali. L’organico e l’inorganico si fondono in un unico organismo, che con la sua meccanica precisione si addentra pieno di speranze nel mondo dell’ignoto. Cinema e fisica si incontrano tra arte e scienza: giustificare la curiosità e la spinta ad andare oltre i limiti, esplorare al di là delle simmetrie, mettere continuamente in discussione il concetto di bellezza.

A “Barstow, California”, piccola cittadina nel deserto del Mojave, sembra invece che siano i luoghi ad aver generato le persone che ci vivono. Il film di Rainer Komers, l’ultimo capitolo della sua trilogia sul west statunitense, è un piccolo capolavoro di armonia di parole, luci, tempi e immagini. Una immagine in particolare sintetizza perfettamente questa simbiosi, subita o voluta, tra ambiente e abitanti: quella di alcuni pulcini in un cactus, esseri vulnerabili circondati da spine che al tempo stesso li minacciano, limitandone i movimenti, e li proteggono. Una voce fuori campo, che poi si scopre essere quella di Stanley “Spoon” Jackson, che sconta un ergastolo per omicidio e in prigione divenuto poeta, dà personalità agli ambienti e ai paesaggi che a loro volta danno personalità alle persone che ci abitano e ci costruiscono cose impossibili: una specie di Disneyland militare, o una stazione ferroviaria (abbandonata) che sembra un hotel di lusso o una reggia araba.

Nel finale di “De cendres et de braises” un altro poeta, un altro outsider, accende un fuoco alla periferia della periferia di Parigi, nel quartiere proletario di Mureaux. Sullo sfondo le luci elettriche della città lontana. La regista Manon Ott in un bianco e nero molto netto segue con affetto e partecipazione i visi, i corpi e le storie degli abitanti di questo mondo così vicino e al tempo stesso così estraneo. La lontananza, l’isolamento si riflettono sui rapporti interpersonali: anche nelle interviste e nei momenti collettivi risalta sempre l’individuo singolo. La luce stessa rivela un tempo sospeso, come a sottolineare il carattere universale (nel buono e nel cattivo senso) di certe storie. Emblematica la sequenza dell’edificio, un condominio di case popolari, lentamente, inesorabilmente, metodicamente e meccanicamente sventrato in un giorno grigio. Ancora la luce, il contasto bianco/nero, a caratterizzare l’atteggiamento di tanti personaggi: il giorno come simbolo di approccio razionale, di lotta, di chiarezza; la notte come momento di poesia, di introspezione personale, di illuminazione improvvisa, di mistero. Che cosa resta di quel fuoco, delle conquiste sociali del passato? Quella cenere impalpabile, così simile al carattere effimero delle immagini di un film, ricorda che il fuoco non solo brucia distruggendo quello che incontra ma, anche se solo per pochi istanti, illumina.

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