Pepe Mujica, il presidente fuorilegge

di | 02/09/2018

Banditi alla Mostra del cinema: la spietata corsa all’oro nel western di Audriard, la triste fine dell’impero austro-ungarico nel nuovo film di Nemes, mentre Kusturica intervista l’ex guerrigliero diventato presidente

Juli Jakab in "Napszállta" di László Nemes.

Juli Jakab in “Napszállta” di László Nemes.

Jacques Audiard fa cosa buona e giusta utilizzando il western, genere tipicamente associato alla prepotenza, alla giustizia sommaria ed alla violenza spiccia (vedi il bellissimo Tre manifesti a Ebbing, Missouri presentato l’anno scorso proprio qui a Venezia e incomprensibilmente trascurato dalla giuria, eccetto che per il premio alla sceneggiatura), per tracciare le origini del capitalismo e dell’ingenua illusione di poterlo combattere e creare una società più giusta utilizzando gli stessi mezzi: The Sisters Brothers, primo film in concorso della giornata, si avvale dell’ottima interpretazione di John C. Reilly e Joaquin Phoenix, con la loro aria indolente e lo sguardo disilluso in un’epoca, la corsa all’oro, che invece sembrava promettere un futuro luminoso per tutta l’umanità. Ed a proposito di ideali traditi, si parla spesso della decadenza della nostra civiltà, per alcuni imminente, per altri già iniziata: László Nemes, molto atteso dopo il folgorante esordio di Il figlio di Saul, sbarca a Venezia con Napszállta (Tramonto), un ritratto dolente e spietato della fine dell’impero austro-ungarico. Camera fissa sulla protagonista, la giovanissima Írisz (Juli Jakab), discendente di una famiglia di alto bordo anch’essa decaduta, lo sguardo perduto come a non voler accettare la fine di un’epoca, o forse semplicemente incapace di capire l’ineluttabilità degli eventi. Notevolissima la sequenza dell’assalto dei banditi/rivoluzionari nella villa principesca durante la festa notturna.

Tra i film fuori concorso della giornata l’intreccio tra segreti familiari e tragedie nazionali (la dittatura argentina) in La quietud di Pablo Trapero, dove la cattiva coscienza delle complicità con il regime permea tutto il film e sembra non dare tregua neanche a decenni di distanza. Ancora America del sud ma stavolta in compagnia di José Mujica in El Pepe, una vida suprema, incontro tra Emir Kusturica e un uomo che da guerrigliero dei Tupamaros durante la dittatura militare e prigioniero politico per oltre dieci anni è diventato presidente dell’Uruguay.

Nella Settimana della critica Andreas Goldstein mette in scena il romanzo di Ingo Schulze Adam und Evelyn. Alla caduta del muro di Berlino per la giovane coppia del titolo è il momento delle scelte: restare all’est, luogo familiare e rassicurante o andare all’ovest, fantomatico paradiso per tanti anni inavvicinabile e ora a portata di mano.

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