Questo terribile, bellissimo mondo secondo Almodóvar

di | 01/09/2021

Come ai tempi de L’indiscreto fascino del peccato un film con quasi solo donne

Penélope Cruz e Milena Smit in Madres parallelas di Pedro Almodóvar

Penélope Cruz e Milena Smit in Madres parallelas di Pedro Almodóvar

Nella sua ulteriore variazione sul tema di come l’emotività è forse l’unica chiave per elaborare traumi e superarli Almodóvar per il suo ultimo film fa un’audace escursione nella storia del suo paese, un capitolo che si pensava morto e sepolto ma i cui morti invece sono ancora ben presenti. Dicevamo che l’emotività è “forse” l’unico modo perché c’è anche, e non trascurabile, l’aspetto razionale, rappresentato dal ritrovamento delle vittime della guerra civile. Si tratta di un evento dal valore drammatico ed estetico notevole perché sintetizza l’aspetto emotivo, con il rincongiungimento di amici e parenti separati da una violenza barbara e irreversibile, e quello razionale, con il riconoscimento dei valori morali delle vittime. In fondo mentre Janis e Ana danno alla luce le loro figlie (giustamente femmine!), la domanda alla fine è: di chi siamo figli? Quali sono le origini del male e delle ingiustizie che oggi viviamo? In questo senso lo scambio del figlio è anche simbolo degli effetti di cinquanta anni di dittatura Franchista.

E se l’aspetto razionale è impersonato dall’ex di Janis, il lato emotivo è talmente ingombrante da aver bisogno di due protagoniste, necessariamente molto diverse come classe sociale, cultura, sensibilità. E certamente non è un caso se sarà la donna più ricca e altolocata a gioire della maternità, mentre Ana è talmente sprovveduta da non saper fare neanche una tortilla…

La protagonista è ovviamente fotografa, e quindi lavora sulla visione e la rappresentazione. E mentre il film si apre con una sessione fotografica dell’archeologo che si occuperà degli scavi per esumare le vittime dell’eccidio franchista si chiude sull’esumazione dei resti, soggetti immobili in una fissità dolce e struggente.

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