Si tratta dell’autrice del libro da cui è tratto il film, della giovane e bravissima protagonista e della regista di un pesantissimo atto d’accusa contro una società inguaribilmente maschilista

Annamaria Vartolomei in L’événement di Audrey Diwan
Si tratta di un film coraggioso e in questo tipicamente (nel senso positivo) francese: in una fase in cui alcuni esponenti politici mettono in discussione la legge che legalizza l’aborto, è un salto indietro in un’epoca che sembra così lontana ma i cui fondamenti culturali e sociologici sono ancora profondamente presenti. Tratto dal romanzo omonimo e autobiografico di Annie Ernaux, deve molto all’intensa e convincente interpretazione della giovanissima Annamaria Vartolomei, al suo primo ruolo importante da protagonista.
La narrazione di Diwan oscilla tra lo sguardo razionale e momenti di emotività, camera a spalla in stile quasi documentaristico e le chiacchierate con le amiche o le discussioni con la madre. E dopo i primi momenti di apparente serenità e “normalità” (qualunque cosa questo voglia dire) non appena si rivela il terribile segreto di una gravidanza indesiderata, terribile non tanto per l’atto in se ma per lo scandalo che potrebbe sollevare nelle menti di tanti onesti cittadini rispettati e benpensanti, tutto sembra appeso ad un filo, ogni cosa appare in balia della precarietà. Perché anche quando tutti si appellano alla razionalità, come nelle sedute dai medici o nelle discussioni con i professori universitari, l’aspetto emotivo è dietro l’angolo e pronto a deformare espressioni del volto, a mostrare la debolezza di ragionamenti che si vogliono logici, a rivelare la vera natura di certi sentimenti, come nello sconfortante incontro con l’ex. Anche nell’ambiente familiare basta una parola di troppo, un atteggiamento malinteso per creare una tensione palpabile. Anche lo sguardo di Diwan oscilla tra empatia e uno sguardo necessariamente impietoso quando si tratta delle fasi più scabrose e degradanti, come i tentativi di aborto clandestino.
Questa lotta tra razionalità ed emotività si consuma anche nell’animo della protagonista, Anne: per quanto provi ad affrontare il suo dramma in maniera logica e razionale la disperazione prende il sopravvento, fondamentalmente perché è sola. Ed i ripetuti primi piani e le soggettive sottolineano questa solitudine. Una fotografia apparentemente scarna ed essenziale mette in evidenza non solo i chiaroscuri delle ambientazioni, ma ben più impietosamente quelli dell’animo umano.