Con un’apologia del nichilismo Todd Phillips realizza l’ultimo atto della serie su Joker?

Joaquin Phoenix in una scena di Joker: Folie à deux di Todd Phillips.
Un tappeto rosso pieno di star in questi giorni a Venezia: Nicole Kidman, Julianne Moore, Tilda Swinton, George Clooney, Brad Pitt… Ma Lady Gaga non è solo una cantante, ma anche un’attrice: tutti ricordiamo il suo ruolo in House of Gucci1 di Ridley Scott, al fianco di Adam Driver. Era a Venezia con Joaquin Phoenix per presentare il nuovo film di Todd Phillips, Joker: Folie à deux2, sequel del film3 che ha vinto il Leone d’Oro nel 2019, un paio di Oscar e un grande successo di pubblico, ma anche recensioni negative per il modo ambiguo in cui ritraeva la violenza, quasi giustificandola. Joker: Folie à deux inizia dove finiva il primo film: dopo aver ucciso la star Murray Franklin in diretta televisiva, Arthur Fleck attende il processo. Questo film è però molto diverso dal primo. Innanzitutto, come suggerisce il titolo, c’è un nuovo personaggio, interpretato da Lady Gaga: Harley Quinn, una giovane donna ricoverata anche lei per comportamento antisociale che si innamora di Arthur, o meglio del suo alter ego Joker. È un amore disinteressato? O manipolazione da entrambe le parti?
La seconda differenza è che questo film è un musical. Come nel primo film, la colonna sonora è stata composta da Hìldur Gudnadòtirm, ma le canzoni interpretate da Phoenix e Lady Gaga sono cover di classici dell’epoca d’oro del musical. E qui arriviamo alla terza e decisiva differenza: l’esaltazione della violenza. Nel film precedente, Arthur Fleck sembrava costretto a ricorrere alla violenza per difendersi dagli abusi che subiva. In questo remake, invece, Arthur assume pienamente l’idea che la violenza sia l’unico modo per ristabilire la giustizia. In tribunale, con un colpo di scena, Joker rifiuta la strategia del suo avvocato di appellarsi alla sua follia e rivendica invece la piena responsabilità delle sue azioni. Diventa quindi difficile, se non impossibile, empatizzare con lui e giustificare le sue azioni. 4, il protagonista Alex De Large stupra e uccide mentre canta felicemente Singin’ in the Rain. Todd Phillips prende questa idea e la spinge all’estremo: combina un pericoloso e imprevedibile criminale e la sua dolce metà con due personaggi da soap come Judy Garland e Fred Astaire. L’ordine e la tranquillità borghese possono dare origine ai semi della loro distruzione attraverso il caos totale: i motivi che canticchiamo sotto la doccia o i film e le serie televisive alla moda ci sono imposte dallo show business. La logica conseguenza è che queste canzoncine allegre e malinconiche e questi passi di danza spensierati non bastano a placare gli spiriti inquieti, perché con la loro stessa esistenza riaffermano l’ingiustizia sociale. Assistiamo a una messa in scena e a un’estetica classica e rassicurante, e ascoltiamo canzoni che trasmettono messaggi positivi, riutilizzate e ricontestualizzate, il tutto per rappresentare una violenza estrema, quasi animalesca. La messa in scena è la più classica e prevedibile possibile: l’atroce violenza della vita carceraria e il dramma del tribunale si alternano a numeri musicali in cui i protagonisti evadono dalla dura realtà in un mondo di sogno, come nel più classico dei musical. Si passa dalle celle buie e umide, dove le guardie carcerarie abusano senza pietà di Arthur, al romantico e dolce chiaro di luna. E viceversa: un numero di tip tap in uno show televisivo per famiglie si trasforma in un duello mortale, in cui scorrono fiumi di sangue. L’idea di questo film è quella di smontare dall’interno l’immaginario rassicurante della cultura popolare e dello spettacolo; o meglio: di mostrare la violenza che lo costituisce. Il film inizia addirittura con un cartone animato, lo strumento di intrattenimento per bambini per eccellenza, che enfatizza l’idea che Arthur soffra di schizofrenia e che i suoi atti di violenza siano opera del lato oscuro del suo essere. Nel primo numero musicale, Harley e Arthur lo cantano chiaramente: It’s only enterteinment, è tutto intrattenimento. La loro storia d’amore, ma anche la loro sofferenza, è uno spettacolo, e lo spettacolo è business. L’aspetto inquietante è che anche i reietti della società, come i ribelli che manifestano per le strade a sostegno di Joker, e persino Harley che finge di ammirarlo e amarlo per poi tradirlo, fanno parte di questo sistema di intrattenimento e business. Il problema, però, è che lo show business ha anche il suo rovescio. In Arancia meccanicaLe scene musicali sono certamente frutto dell’immaginazione di Arthur, alias Joker. Ma come nel primo film, rimane il dubbio che anche tutto il resto provenga alla fine dalla mente malata di Arthur. Eppure l’intera storia sembra coerente, tragicamente coerente: ma allora viviamo in un mondo di pazzi? Siamo noi stessi pazzi? Sembra che ci voglia qualcuno come Arthur Fleck e tutti i suoi seguaci che si travestono da clown per rivelare la follia della società. L’ultimo schermo protettivo contro questa allarmante ipotesi rimane il fatto che siamo nel mondo dei fumetti di Batman, un mondo fantastico e irreale di cattivi diabolici ma soprattutto di supereroi buoni e rassicuranti. Il problema però è che se le masse seguono il cattivo, allora siamo davvero nei guai…
Phillips ha avuto buon occhio nel scegliere Lady Gaga, molto adatta nel ruolo di Harley Quinn. Certo, siamo lontani da Nina Hagen e Sid Vicious dei Sex Pistols, ma lei si presenta e viene percepita dai moralisti come un personaggio fragile e ribelle. Ancora una volta, il mondo dello spettacolo prende il sopravvento e fa sua la ribellione. E non solo ieri: non ho citato i Sex Pistols per caso… Il fatto è che quasi scompare di fronte all’incredibile performance di Joaquin Phoenix. Già in Joker aveva dato prova di totale maestria in un ruolo complesso e controverso, vincendo persino l’Oscar come miglior attore. E qui balla, persino il tip tap, alla perfezione! Ma non so se questo sia dovuto al software utilizzato in post-produzione… E canta: ma canta davvero, prima con sorpresa, poi con gioia e infine con disperazione.