Berlinale 2014: il ritorno di von Trier tra provocazioni e bel cinema

di | 08/02/2014

A Berlino arrivano von Trier e i protagonisti del suo “Nymph()maniac vol.1”. Tra i film in concorso belle prove del tedesco Brüggemann e del cinese Lou Ye

Cast of Nimphomaniac

Il direttore del festival Dieter Kosslick con il cast di “Nimph()maniac vol. 1”

Tanto tuonò che piovve: “Nymph()maniac vol.1”, nella versione lunga (2 ore e 25 minuti), è finalmente arrivato insieme a Lars von Trier, che sfila con una maglietta con una chiara allusione all’allontanamento dal festival di Cannes 2011 a causa di certe sue dichiarazioni filo-naziste, a Stellan Skarsgård e Uma Thurman. Tra riferimenti a Kubrick e autocitazioni, e nonostante le scene di sesso esplicito, la struttura del film è tale da mantenere e lasciare lo spettatore in perenne attesa di qualcosa, evidentemente lo stato d’animo della protagonista Joe (interpretata nella fase adulta da Charlotte Gainsbourg, non presente a Berlino) alla perenne ricerca del piacere supremo, versione femminile dell’archetipico don Giovanni. Altra provocazione, ma stavolta apparentemente in ambito religioso, nel film più bello visto finora in concorso: “Kreuzweg” (Via Crucis) del tedesco Dietrich Brüggemann, apologo sulla manipolazione delle menti e sulla potenziale ambiguità delle scelte spirituali, con una impressionante prova d’attrice della giovanissima Lea van Acken. Altro film tedesco in concorso “Die geliebten Schwestern” di Dominik Graf, bel polpettone, a tratti un po’ troppo didascalico, sul (supposto) ménage à trois tra Friedrich Schiller e le sorelle Charlotte e Caroline von Lengefeld sullo sfondo dei cambiamenti epocali a cavallo della rivoluzione francese. Altri turbamenti in “Historia del miedo” di Benjamin Naishtat, terrificante e implacabile cronaca del disfacimento sociale nell’Argentina contemporanea. Primo film orientale in concorso, il cinese “Tui Na” di Lou Ye racconta le vicende di un gruppo di massaggiatori e massaggiatrici non vedenti: tentativo riuscito di rendere con il mezzo visivo per eccellenza la tempesta di percezioni di chi non può vedere.

Nelle sezioni collaterali il nuovo atteso film di Tsai Ming-Liang: “Xi You” (“Journey to the West”), sesto capitolo di una serie di film sul movimento nell’immobilità e sulla ricerca dell’equilibrio con l’ambiente circostante e con i livelli più profondi dell’essere. In perenne movimento invece i protagonisti di “Bing Du” (“Ice poison”) di Midi Z, drammatico resoconto, reso con un linguaggio secco ed essenziale, del dramma della povertà e dei tentativi di emancipazione nella Birmania contemporanea.

Niente da fare: la proverbiale puntualità tedesca non vale per l’orario di inizio dei film della Berlinale. Per il resto l’organizzazione è ineccepibile.

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