I dolori del giovane Ziming a Hong Kong

di | 01/09/2019

Tempi dilatati e atmosfere crepuscolari per parlare di politica e tormenti d’amore sullo sfondo delle rivolte del 1967

No7CherryLane

Una immagine di No 7 Cherry Lane di Yonfan

Sono già alcuni anni che il cinema di animazione cinese non ha più carattere episodico ma comincia ad assumere un corpus notevole, in qualità e quantità. Come è accaduto anche per gli altri generi cinematografici, ormai non si tratta più di opere di registi che, per quanto ancorati alle tematiche e alla sensibilità della loro cultura, si ispirano ancora al cinema occidentale ma di veri exploits con una loro precisa identità, in cui nuovi territori tematici e linguistici vengono esplorati. Per noi spettatori occidentali si tratta di un gioco di riflessioni ripetute tra allusioni ad atmosfere evocatrici di linguaggi ed atmosfere note (anche in questo film frequenti sono le allusioni all’arte e alla letteratura europee) in un contesto insolito per ambientazione e nel modo in cui vengono trattate. Nonostante il titolo pericolosamente mieloso e l’atmosfera da feuilleton, No 7 Cherry Lane1 cattura per la ricchezza del materiale visivo e la meticolosità nella messa in scena.

Già dopo i titoli di testa lo spettatore è colto da un momento iniziale di disorientamento perché questo film non è lento: è lentissimo. Ma sorprendentemente le oltre due ore scorrono senza che quasi ci se ne renda conto. A differenza dei film con attori in carne e ossa in cui la lentezza si gioca su inquadrature fisse o l’evolversi di situazioni attraverso cambiamenti minimi, in questo film il regista, consapevole delle caratteristiche del cartone animato, sceglie molto adeguatamente e semplicemente di rallentare lo scorrimento delle immagini. Ne risulta una sospensione del tempo che rende benissimo lo stato d’animo dei protagonisti e dei personaggi di contorno: la storia, un ménage à trois complicato dal fatto che due pretendenti sono madre e figlia, è ambientata nella Hong Kong dei movimenti studenteschi del ‘67, che visti nella prospettiva della crisi attuale (mentre scriviamo nella città cinese sono in corso violenti scontri tra manifestanti e polizia) assumono un significato particolare. In questa dilatazione cronologica il tempo del racconto ed il tempo raccontato diventano complementari: emozioni di un attimo, sensazioni sfuggenti risultano prolungate, dilatate, sospese in uno spazio indefinito e al tempo stesso assoluto: quello della rissolutezza dei sentimenti. Questa dilatazione ha motivazioni ed effetti opposti, stavolta in base all’età dei protagonisti: per i giovani Ziming e Meiling è una lotta tra l’indulgente esitazione tra impegno e spensieratezza, e la consapevolezza che la relazione non può durare e che presto o tardi bisognerà prendere una decisione; per la matura Mrs. Yu è cominciato il conto alla rovescia, ed il suo è un disperato tentativo di prolungare emozioni che sa bene quanto possano essere effimere e sfuggenti.

Tutti sappiamo quanto il tempo in giovane età sembri letteralmente volare, quanto in quel momento della vita sia autentico il motto “vogliamo tutto e subito”: ma anche qui se ci prendiamo il tempo di analizzare gesti e motivazioni dei contestatari, combattuti tra l’aspirazione tipicamente giovanile di voler cambiare il mondo e la disillusione di fronte alla tenacia del potere costituito, forse possiamo cogliere il momento che ha decretato il fallimento dell’impresa. Ma per sua natura la protesta (s)corre veloce e forse è giusto e naturale che sia così.

In un fascino tutto orientale per la perfezione nella composizione Yonfan inserisce elementi della decadenza e della melanconia attraverso il vento, personaggio invisibile che percepiamo solo per gli effetti che provoca nel movimento di foglie, tende, sciarpe perdute, evocando la nostalgia e l’atteggiamento, anche quello tipicamente giovanile, di drammatizzare fino all’estremo le emozioni.

  1. No 7 Cherry Lane, titolo originale Ji Yuan Tai Qi Hao, regìa di Yonfan, Hong Kong-Cina 2019, 125’  

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