Liu Jian, il fratello Coen cinese

di | 17/02/2017

La Berlinale si chiude con un bel cartone animato tra gangsters improvvisati e autentici boss della malavita, e con il nuovo film del regista di “Il caso Kereneș

Una scena di "Have a Nice Day" di Liu Jian

Una scena di “Have a Nice Day” di Liu Jian

La Berlinale di quest’anno finisce in bellezza con “Hao Ji Le” (Have a nice Day) di Liu Jian, cartone animato decisamente per adulti dall’estetica ricercata senza essere pretenziosa. Călin Peter Netzer, orso d’oro nel 2013, torna in concorso con “Ana, mon amour”, dolente parabola di un amore impossibile. Fuori concorso (e non poteva essere altrimenti) “Logan” di James Mangold, con un X-men ormai stanco di salvare il mondo costretto a difendere un gruppo di bambini dagli esperimenti folli di una società farmaceutica.

Due anni nella vita difficile di Jan Masaryk, figlio del fondatore e primo presidente della Cecoslovacchia, in “Masaryk” di Julius Ševčík, presentato nella sezione Special.

Nella sezione Panorama l’inquietante documentario “El pacto de Adriana” di Lissette Orozco in cui la regista cilena affronta gli effetti laceranti dell’epoca di Pinochet nella sua famiglia, quando sua zia viene accusata di crimini commessi durante la dittatura. Altro continente altra guerra in “Insyriated” di Philippe Van Leeuw, una giornata nell’orrore della guerra siriana vista con gli occhi di una famiglia prigioniera del proprio appartamento nella capitale Damasco. Drammatico e misterioso ma a modo suo poetico e riconciliante il bel film di Tusi Tamasese “One Thousand Ropes” dove un padre e una figlia si ritrovano anche grazie ai fantasmi di un passato da rielaborare.

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