Le erbe selvatiche di Ceylan

di | 24/06/2024

Ancora una riflessione sul contrasto tra natura e civiltà, istinto e ragione, coraggio e pavidità

Ece Bağcı in una scena di Racconto di due Stagioni di Nuri Bilge Ceylan.

Ece Bağcı in una scena di Racconto di due Stagioni di Nuri Bilge Ceylan.

Oltre ad essere un ottimo regista, Ceylan è anche fotografo. Ammetto di apprezzare molto di più il suo cinema che le sue foto, a volte un po’ troppo “eleganti”, alla ricerca dell’effetto, ma non c’è dubbio che dimostrano una attenzione molto particolare allo sguardo. E uno dei migliori talenti di Ceylan è trovare gli interpreti giusti per i suoi film, come in  Racconto di due stagioni1, dove la coprotagonista Sevim (Ece Bağcı) colpisce proprio per i suoi sguardi, e in generale la sua presenza così affascinante e destabilizzante nel mistero che circonda ogni sua apparizione. Destabilizzazione devastante per Samet (Deniz Celiloğlu), che oltre ai suoi problemi lavorativi vive una crisi esistenziale simboleggiata dalla solitudine nel villaggio in cui è appena arrivato, la rudezza della natura e dell’alternarsi delle stagioni. Il gioco di sguardi è poi essenziale nel rapporto tra Samet e Nuray (Merve Dizdar), che invece sembra non funzionare sul piano verbale, al contrario delle spassose e profonde discussioni con il veterano. Per la sceneggiatura Ceylan oltre che della moglie Ebru Ceylan si è avvalso come per il precedente L’albero dei frutti selvatici2 anche di Akın Aksu, insegnante di arte che ha vissuto di persona un periodo di lavoro forzato in uno sperduto villaggio dell’Anatolia.

Come gli altri film di Ceylan sorprende la capacità di rendere maestosi non solo i paesaggi naturali, che sia una vallata innevata o la natura che circonda il villaggio, ma anche gli interni, e che vengono apprezzati pienamente solo su grande schermo. Le erbe secche del titolo originale si manifestano visivamente nel finale aperto, aperto sia nello spazio che nel tempo: la passeggiata liberatoria dei tre protagonisti si apre su un’ampia distesa di vegetazione bassa e sulle rovine di un tempio probabilmente greco, il sole basso sull’orizzonte, il vento che soffia e scompiaglia la capigliatura dell’indomabile Nuray.

  1. Racconto di due stagioni, titolo originale Kuru Otlar Üstüne, regìa di Nuri Bilge Ceylan, Turchia-Francia-Germania 2023, 197′  
  2. L’albero dei frutti selvatici, titolo originale Ahlat Ağacı, regìa di Nuri Bilge Ceylan, Turchia-Francia-Germania-Bulgaria-Macedonia del nord-Bosnia/Erzegovina-Svezia 2018, 188′